PERCHÈ DONARE?

Il sangue umano è un prodotto naturale non riproducibile artificialmente. È un tessuto costituito da una parte liquida, il plasma e da una parte corpuscolata, rappresentata dai globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Nonostante i progressi tecnologici e scientifici, il sangue rappresenta ancora oggi una risorsa insostituibile nella terapia di molte malattie. È un supporto indispensabile nei pazienti oncologici in chemioterapia o in quelli che hanno subito un trapianto di midollo osseo e in trapiantologia. Donare sangue volontariamente e con consapevolezza permette di concretizzare la propria disponibilità verso gli altri, ma anche verso se stessi, poiché così facendo si alimenta un patrimonio collettivo di cui ciascuno può usufruire al momento del bisogno.
In Italia al momento non è stato ancora raggiunto l’obbiettivo dell’autosufficienza nazionale: esistono profondi squilibri tra le diverse regioni del nostro Paese, per cui il divario fra la raccolta e il reale bisogno non trova compensazione creando uno stato di emergenza  e di carenza continuo.

Per sanarlo, l’unica strada percorribile è quella di sensibilizzare fortemente i cittadini nei confronti della donazione volontaria e periodica del sangue e dei suoi emocomponenti.
La donazione non comporta rischi di alcun genere per la salute. Il sangue, è infatti una fonte di energia rinnovabile ed è quindi possibile privarsene in parte senza che l’organismo ne risenta. Il donatore ha anche la possibilità di controllare periodicamente il proprio stato di salute. Donare il sangue, anonimamente, gratuitamente, volontariamente, periodicamente e responsabilmente rappresenta oggi la maggior garanzia in termini di sicurezza trasfusionale.

IL PRELIEVO

La tecnica più consolidata consiste nel prelevare il sangue intero immettendolo in apposite sacche di plastica. La durata di tale prelievo è di circa 10 minuti. Successivamente i suoi elementi (plasma, globuli rossi, globuli bianchi e piastrine) vengono separati attraverso un procedimento detto “frazionamento”.

Ormai da diversi anni si sono diffuse altre tecniche che permettono, attraverso l’uso di particolari macchinari, i separatori cellulari, di ottenere dal sangue del donatore soltanto quella componente ematica di cui si ha la necessità, restituendogli contemporaneamente gli altri elementi. Ciascun separatore cellulare è in grado di centrifugare o filtrare istantaneamente il sangue che defluisce dal braccio del donatore trattenendo l’elemento ematico necessario.

Si parla pertanto di plasmaferesi, se si raccoglie solo plasma; citoaferesi, se si raccolgono le cellule e in particolare di piastrinoaferesi, se si raccolgono le piastrine. In tal modo è possibile disporre di maggior quantità di plasma da inviare al frazionamento o di concentrati piastrinici qualitativamente migliori per pazienti particolari (leucemia, trapianto di midollo osseo, ecc.).
La procedura per un prelievo in aferesi è semplice e innocua, anche se richiede un tempo maggiore. Sia nel caso di prelievo di sangue intero, che in quello in aferesi, il materiale utilizzato è monouso, sterilizzato e mantenuto tale in confezioni sotto vuoto. Si garantisce così l’azzeramento del rischio di contagio per il donatore, poiché il sangue passa esclusivamente in un circuito chiuso. La quantità di sangue che mediamente viene sottratta durante il prelievo è fissata per decreto ministeriale in circa 450 centimetri cubi ± 10%, quantità che non deve superare il 13% del sangue presente nell’organismo umano. L’intervallo tra una donazione di sangue intero e l’altra è di 90 giorni. L’uomo può donare 4 volte l’anno e la donna al massimo 2. Per i prelievi in aferesi gli intervalli e le quantità sono diversi e fissati per decreto ministeriale

Per ogni unità raccolta, sia essa di sangue intero, di plasma o di piastrine, vengono effettuati dei test di laboratorio, atti a valutarne l’idoneità a essere trasfusa (ricerca antigene del virus dell’epatite B, dell’anticorpo contro il virus dell’epatite C e dell’AIDS, sierologia per la sifilide, transaminasi, controllo del gruppo sanguigno, valore dell’emoglobina). Secondo le normative vigenti in campo trasfusionale infatti, nessuna unità può essere distribuita se non preventivamente testata per le evidenziabili malattie virali a oggi trasmissibili. A questi, annualmente, si aggiungono ulteriori esami atti a tutelare la salute del donatore.

QUALCHE INFORMAZIONE IN Più SUGLI ESAMI DEL SANGUE

 

Cosa verifica Cosa significa
EMOCROMOCITOMETRICO
Numero dei globuli rossi
Volume corpuscolare medio (MCV)
Quantità di globuli rossi presenti in un mc. di sangue.
Valori normali: tra 4 e 6 milioni
Rappresenta il volume corpuscolare medio del globulo rosso. E’ particolarmente utile per classificare le anemie da ridotta produzione di globuli rossi.
Valori normali: 83-93 microncubo
Contenuto emoglobinico  corpuscolare media (MCH)
E’ il contenuto medio di emoglobina per globulo rosso. Valori fuori norma di MCH sono indice di alterazioni di forma del globulo rosso caratteristiche di alcune patologie ematiche.
valori normali: 28-34 picogrammi
Concentrazione emoglobinica corpuscolare media (MCHC)
E’ la concentrazione media di emoglobina nei globuli rossi. Valori fuori norma di MCHC sono indice di alcune patologie ematiche.
Valori normali:32-36 g/dL
Concentrazioni dell’Hb (emoglobina) nei globuli rossi
E’ la quantità di emoglobina contenuta in ogni globulo. Una bassa concentrazione di emoglobina denota un’anemia che può riconoscere diverse cause fra cui frequentemente una carenza di ferro.
Valori normali: Donne: 12-16 g/dL  –  Uomini: 14-18 g/dL
Valore ematocrito
E’ il volume dei globuli rossi in rapporto al volume di sangue. Si esprime in percentuale. Può evidenziare stati patologici diversi (es. anemia se diminuito. Policitemia se aumentato).
Valori normali: Donne: 36-47%  –  Uomini: 40-52%
Numero dei globuli bianchi Formula Leucocitaria Comprende l’insieme di tutti i globuli bianchi e la distribuzione percentuale  dei diversi tipi (Granulociti/Linfociti/monociti). Una variazione del numero dei globuli bianchi può qualche volta indicare l’insorgere di complicazioni serie (es. leucemie,infezioni, allergie).
Valori normali: 4.000  8.000/millimetrocubo
SIDEREMIA E FERRETINA SIERICA
Quantità di ferro circolante e di deposito
Danno informazioni su patologie ematiche, di malassorbimento, epatiche, infettive e neoplastiche.
GLICEMIA
Quantità di glucosio disciolto
E’ il contenuto riferito a 100 cc di sangue, di glucosio, zucchero fondamentale per il metabolismo cellulare. Quando supera la norma può indicare uno stato diabetico, cioè una difficoltà di utilizzo del glucosio da parte delle cellule.
Valori normali: 70-110 mg/dL
AZOTEMIA
Quantità di composti azotati
Ci sono sostanze chimiche che contengono azoto proteico e altre azoto non proteico. Queste ultime sono i numerosi prodotti che alla fine dei processi metabolici vengono eliminati dal sangue attraverso i reni. L’accumulo di queste sostanze nel sangue è di solito indice di una funzione renale compromessa.
CREATINA SIERICA
Funzionalità renale
E’ una sostanza che, prodotta dai processi metabolici che avvengono all’interno del nostro organismo, viene eliminata per via renale. Un aumento è indice di un’insufficienza renale.
Valori normali: 0,8-1,3 mg/dL
PROTIDEMIA
Quantità delle proteine del plasma (Albumine – Globuline – Anticorpi – Enzimi)
Le proteine sono le componenti fondamentali di moltissime funzioni organiche. L’alterazione del loro contenuto nel siero può essere il sintomo di diverse disfunzioni (epatiche, nutrizionali, renali).
Valori normali: 66-83 g/L
V.E.S.
Velocità di “eri-
trosedimentazio-
ne”
E’ la velocità con la quale i globuli rossi si depositano nel proprio plasma. Una velocità superiore alla norma è indice aspecifico di numerose affezioni e che deve essere interpretato nel contesto clinico.
Valori normali: inferiore a 15-20 mm.
TRANSAMINASI S.G.P.T. O A.L.T. (ALANINA-AMINO-TRANSFERASI)
Dosaggio delle transaminasi
Quando una cellula soffre o muore, le transaminasi (sono degli enzimi) che essa contiene si riversano nel ciclo sanguigno. Se la quantità delle transaminasi presente nel sangue supera i limiti fisiologici vuol dire che c’è una degradazione cellulare non normale e che quindi esiste una condizione patologica, ad esempio a carico del fegato, dei muscoli, del cuore.
URINE
Qualità delle urine
Dimostra la funzionalità di reni, eventuali stati infiammatori delle vie urinarie, calcolosi o formazioni tumorali ma anche diabete, gotta e malattie epatiche.
E.C.G. – ELETTROCARDIOGRAMMA
Condizione del cuore e delle coronarie
Evidenzia eventuali alterazioni di funzionalità cardiache.
COLESTEROLO
Dosaggio di colesterolo endogeno ed esogeno
Un aumento del colesterolo è fattore di rischio per la comparsa di malattie cardio-vascolari.
Valori normali: minori di 200 mg/dL
TRIGLICERIDI
Quantità di acidi grassi
Un aumento di trigliceridi è fattore di rischio per la comparsa di malattie cardio-vascolari e pancreatiti.
Valori normali: 70-170 mg/dL
ESAMI SIEROLOGICI
HBsAg (antigene AU)
E’ la sigla che indica l’antigene del virus dell’epatite B. La sua positività indica la presenza del virus nel sangue e la sua infettività.
HCV Ab E’ la sigla che indica l’anticorpo del virus dell’epatite C. La sua positività indica l’avvenuto contatto col virus e una presenza in circolo del virus stesso.
HIV Ab
Il virus dell’immunodeficienza umana è l’agente responsabile della sindrome di immunodeficienza acquisita (A.I.D.S.). Dopo un periodo che va da alcune settimane ad alcuni mesi dal contagio compaiono gli anticorpi.
Controllo sierologico della Lue (VDRL/TPHA)
E’ il controllo che accerta la presenza degli anticorpi antitreponemici (TREPONEMA = agente responsabile della Lue o sifilide). Possono evidenziare una malattia in atto, o già risolta.
Tutti gli esami sopra riportati devono essere nella norma per poter formulare il giudizio di idoneità del donatore.

INTERVALLI MINIMI TRA UNA DONAZIONE E L’ALTRA

 

DONAZIONE
PRECEDENTE
DONAZIONE
SUCCESSIVA
GIORNI TRA DONAZIONE
PRECEDENTE E SUCCESSIVA
Sangue intero Sangue intero 90 gg (per gli uomini)
180 gg (per le donne in età fertile)
Plasmaferesi Plasmaferesi 14 gg
Plasmaferesi Sangue intero 14 gg
Plasmaferesi Citoaferesi 14 gg
Sangue intero Plasmaferesi 30 gg
Sangue intero Citoaferesi 30 gg
Citoaferesi Plasmaferesi 30 gg
Citoaferesi Sangue intero 14 gg
Citoaferesi Citoaferesi 30 gg

 

TIPI DI DONAZIONE

PLASMAFERESI

La plasmaferesi è la donazione del solo plasma mediante procedimento di separazione odi filtrazione che avviene durante la stessa seduta di prelievo con immediata restituzione della parte corpuscolata (globuli e piastrine) al donatore. Si possono prelevare fino a 650 ml  di plasma per singola donazione e, se inserito in un programma di plasmaferesi continuativa, il donatore può effettuare una seduta ogni 14 giorni. I requisiti di idoneità dei donatori di plasma sono uguali a quelli della donazione di sangue intero, anche se la plasmaferesi in realtà rappresenta una pratica globalmente più tollerata e più indicata per coloro che, per esempio le donne in età fertile, hanno valori di emoglobina e quantità di globuli rossi inferiori alla norma, proprio perchè queste componenti vengono restituite al donatore durante la stessa seduta, che dura poco più di mezz’ora.
Il plasma raccolto viene immediatamente congelato e potrà essere conservato fino a 12 mesi. Da esso verranno estratte, mediante frazionamento industriale, albumina, immunoglobuline e fattori della coagulazione.

 

CITOAFERESI

La tipologia di citoaferesi è la piastrinoaferesi che permette il prelievo delle sole piastrine. Oltre ai requisiti necessari alla donazione di sangue intero, il donatore di piastrine dovrà avere un normale assetto emocoagulativo. Può essere effettuata con metodica di centrifugazione mediante alcuni cicli durante i quali l’apparecchiatura utilizzata separa la parte corpuscolata del sangue dal plasma; quest’ ultimo viene raccolto in una sacca satellite in attesa di essere restituito al donatore. Dalla parte corpuscolata vengono estratte automaticamente a circuito chiuso, senza possibilità di contaminazione, le piastrine che si raccolgono in un’altra sacca. Il ciclo si conclude con la reinfusione al donatore del plasma dei globuli rossi e dei globuli bianchi. A questo punto inizia il nuovo ciclo, fino al raggiungimento della quota desiderata di piastrine. Non si possono eseguire di norma più di 6 piastrinoaferesi l’anno. Tutto il procedimento dura circa un’ora e mezza. Le piastrine raccolte verranno utilizzate entro 5 giorni dal prelievo per la terapia di alcune gravi malattie come per esempio le leucemie, per i pazienti oncologici in chemioterapia e come supporto fondamentale nei trapianti di midollo osseo.

 

L’AUTOTRASFUZIONE

L’autotrasfusione è una procedura trasfusionale che si realizza mediante predeposito, recupero perioperatorio, emodiluizione. Il più utilizzato è il predeposito, tecnica che consiste nel prelevare il sangue da un donatore che sarà anche il ricevente, allo scopo di compensare le perdite ematiche che si possono verificare nel corso di interventi chirurgici programmati. In questa situazione si provvede al prelievo di unità di sangue dal paziente, in fasi successive, fino a raggiungere la quantità prevedibilmente necessaria, alcuni giorni prima dell’intervento in modo da consentirne l’eventuale utilizzo. Il sangue così ottenuto viene conservato secondo le metodiche tradizionali e quindi restituito, in caso di necessità, durante l’operazione. I principali vantaggi dell’autotrasfusione consistono nell’eliminazione delle reazioni di incompatibilità e del rischio di trasmissione di malattie infettive; nella riduzione del rischio di immunizzazione da antigeni diversi; con possibili manifestazioni a distanza e nel considerevole risparmio di sangue che è possibile conseguire, soprattutto per quanto riguarda i gruppi più rari.

 

IIL SANGUE ARTIFICIALE

Un sostituto del sangue oggi non esiste. La ricerca è impegnata già dagli anni cinquanta nello studio di modelli di sangue artificiale, ma i tentativi continuano ad essere caratterizzati da scarso successo. Sono presenti sul mercato, o stanno per essere introdotti, alcuni composti in grado di adempiere solo ad alcune funzioni del sangue naturale. Questo perchè un sostituto del sangue deve essere in grado di soddisfare contemporaneamente alcuni requisiti fondamentali. Deve essere privo di tossicità, sterile e facilmente trasportabile, non deve scatenare una risposta immunitaria, e deve essere in grado di sostituire tutti i tipi di sangue. Tale sostanza deve anche rimanere in circolo fino a quando l’organismo abbia ripristinato il proprio sangue e successivamente poter essere escreta senza causare alcun effetto collaterale. La conservazione del sangue artificiale è molto difficile e dispendiosa: va mantenuto alla temperatura di 4 gradi celsius e, ciò nonostante, conserva le sue caratteristiche al massimo per 42 giorni. A causa del volume di sostanza che dovrebbe essere somministrata a ciascun paziente, i ricercatori devono inoltre considerare i problemi di sicurezza legati al dosaggio; la maggior parte dei farmaci è infatti somministrata in milligrammi, mentre i sostituti del sangue a base di emoglobina verrebbero forniti in dosaggi variabili da 50 a 100 grammi. Ciò è dovuto al fatto che i sostituti ematici sono anche utilizzati per ripristinare il volume di sangue circolante, oltre che per la loro proprietà di trasportare ossigeno. Inoltre, non sono noti gli effetti a lungo termine di tali composti. Quelli in sperimentazione hanno mostrato tossicità nel breve periodo, causando ipertensione, blocco renale con danneggiamento dell’organo, tachicardia e dolori gastrointestinali. Poiché la maggior parte  dei sostituti ematici verrebbe somministrata in situazioni di emergenza, sarà necessario dimostrare che i benefici immediati superino i rischi a lungo termine e quelli legati a un uso prolungato.
Ciascun tipo di sostituto del sangue presenta anche difficoltà intrinseche. I omposti a base di perfluorocarburi possono provocare problemi di ritenzione e di tossicità, con un breve tempo di permanenza in circolo e con rischi associati a un eccessivo rilascio di ossigeno. I derivati da sangue umano hanno l’inconveniente del reperimento del materiale di partenza.

L’emoglobina ricombinante ottenuta con metodi di ingegneria genetica dovrà essere prodotta in quantitativi enormi per soddisfare solamente il 10% del fabbisogno degli Stati Uniti; tale produzione richiede strutture grandi e costose. Infine, i sostituti di derivazione bovina comportano il rischio di trasmettere encefalopatia spongiforme e forse anche altre malattie. Leggermente diverso è il problema di derivati del plasma. Infatti oggi l’ingegneria genetica  consente di ottenere alcuni fattori della coagulazione di origine sintetica. In particolare sono stati ottenuti il fattore VIII, il fattore di Von Willebrand, il fattore IX e il fattore VII attivato. A fronte di un teorico vantaggio, in termine di riduzione dei possibili rischi di origine infettivologica, si contrappongono alcune difficoltà, quali l’elevato costo, la disponibilità limitata e, a quanto riportato in alcuni studi, una aumentata incidenza di inibitori del fattore XIII superiore rispetto a quella rilevata nei pazienti trattati con plasmaderivati. AVIS ritiene quindi che sia prematuro parlare di fabbriche del sangue, anche per quanto concerne le cellule staminali, isolate per la prima volta di recente. La scoperta che apre la strada a numerose prospettive terapeutiche, tra le quali anche quella di sviluppare metodologie per produrre in laboratorio le cellule del sangue ad uso trasfusionale, è solo agli inizi e prima che tutto questo si concretizzi passeranno ancora diversi anni. La principale preoccupazione di AVIS è che l’eccessiva enfasi con la quale vengono divulgate queste notizie, tenda a disincentivare i numerosi donatori a svolgere la loro fondamentale opera di volontariato che permette di salvare ogni anno tante vite umane.

 

LE CELLULE STAMINALI

Le cellule staminali emopoietiche sono in grado di dare origine alle cellule mature del sangue: globuli bianchi (o leucociti), globuli rossi (o eritrociti) e piastrine. In altre parole le cellule staminali rappresentano le cellule  progenitrici di tutti questi elementi che maturano e proliferano nel midollo osseo e confluiscono nel sangue periferico quando sono in grado di svolgere completamente la loro funzione. Le cellule staminali possiedono particolari proteine sulla loro membrana che le rendono riconoscibili; una di queste proteine è l’antigene  CD 34. Con sistemi immunologici, che sfruttano la capacità di alcuni anticorpi di riconoscere l’antigene CD 34, è possibile isolare e concentrare le cellule staminali. Esistono ormoni e “fattori di crescita” che sono in grado di indirizzare una cellula staminale verso uno specifico prodotto finito: per esempio l’eritroproteina stimola fortemente la differenziazione verso la formazione dei globuli rossi. Tale fenomeno è ben riproducibile in laboratorio: cellule progenitrici incubate con una miscela di fattori di crescita ed eritroproteina in breve tempo acquisiscono la capacità di sintetizzare emoglobina, la principale proteina di trasporto  dell’ossigeno e, quando questo accade, i gruppi di cellule assumono una colorazione rossastra. Una sfida per il futuro è ottenere in larga scala il maggior numero possibile di eritrociti attraverso procedimenti “di espansione” delle cellule staminali fino al raggiungimento di un prodotto utile al fine della trasfusione. Al momento, tuttavia, tale tecnologia non è disponibile e non lo sarà certamente in un prossimo futuro; di conseguenza la donazione di sangue intero, dal cui frazionamento si ottengono anche altri preziosi elementi come le piastrine e il plasma, è destinata a rimanere ancora a lungo insostituibile.